Additivi negli alimenti? All’E203 (sorbato di calcio) l’Europa dice no

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Molti OSA (Operatori del Settore Alimentare) di differenti categorie, dalle aziende di trasformazione, ai settori ittici, carnei, alimenti dietetici, bevande e snack (ma la lista è molto più ampia), da febbraio 2018 hanno dovuto cominciare a rivedere le loro ricette ed i loro processi produttivi a causa dell’eliminazione – dall’elenco degli additivi autorizzati a livello comunitario – delladditivo E203 il  Sorbato di Calcio.

La Comunità europea ha infatti legiferato una modifica degli allegati II e III del regolamento relativo agli additivi alimentari (Reg CE n. 1333 del 2008), mediante l’applicazione del nuovo  Regolamento UE 2018/98. Una norma diventata esecutiva dal 12 agosto di quest’anno.

Il sorbato di calcio (E203) utilizzato sino ad ora come conservante in una ampia varietà di alimenti, nonché in preparazioni di coloranti e aromi alimentari, esce così di scena dopo diversi anni. La nuova norma impone, di fatto, che tale sostanza non possa essere più utilizzata in quanto già dal 2015 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) aveva segnalato – per la stessa – la mancanza di dati relativi alla potenziale genotossicità (capacità da parte di alcune sostanze chimiche di interagire negativamente a livello del DNA). Mancanza che a distanza di 3 anni non è stata ancora colmata.

E a nulla sono valse, nel giugno del 2016, le richieste rivolte agli operatori commerciali da parte della Commissione Europea,  che con un bando di gara chiedeva loro di fornire dati scientifici e tecnologici, accreditati, nei confronti di un gruppo di tre additivi indicati con le sigle E200-E202 ed E203 che corrispondono rispettivamente all’acido sorbico, al sorbato di potassio e al sorbato di calcio.

Nello specifico, il non aver fornito alcun dato in merito alla genotossicità del sorbato di calcio (E203) ha indotto l’Autorità Europea a non riuscire a confermare per tale sostanza – in quanto additivo alimentare – lo stato di sicurezza nei confronti dei consumatori, decidendo così di eliminarlo dalla dose giornaliera (DGA) definita di gruppo, costituito dagli additivi sopramenzionati (E200-E202- E203).

Il sorbato di calcio di conseguenza non potrà più essere utilizzato all’interno di processi tecnologi che coinvolgono circa 59 prodotti alimentari come quelli non aromatizzati a base di latte fermentato (trattati termicamente dopo la fermentazione); nei formaggi non stagionati e stagionati; nel formaggio fuso; nei prodotti caseari; negli ortofrutticoli freschi interi; negli ortofrutticoli essiccati; negli ortofrutticoli sottaceto, sott’olio o in salamoia; nella confettura extra e non, nelle marmellate di frutta e nella crema di marroni; nei prodotti trasformati a base di patate; negli altri prodotti di confetteria (compresi i microconfetti per rinfrescare l’alito) e nelle gomme da masticare (chewing-gum); negli gnocchi di patate e nei ripieni di paste alimentari farcite (ravioli e prodotti analoghi); nei prodotti a base di carne sottoposti a trattamento termico e non; nel pesce e nei prodotti della pesca trasformati (compresi i molluschi e i crostacei); nelle uova e ovoprodotti trasformati; nelle zuppe, minestre e brodi; negli alimenti dietetici contro l’aumento di peso (che sostituiscono l’alimentazione quotidiana o un pasto); nei succhi di frutta e nei succhi di ortaggi; nella birra e nelle bevande a base di malto; nel vino, nelle bevande analoghe analcoliche; ecc.

Insomma, una enorme gamma di prodotti per i quali l’additivo E203, sino ad ora usato, oggi non riesce più a soddisfare uno dei criteri normativi fondamentali secondo il quale un additivo può essere incluso negli elenchi comunitari sulla base di dati scientifici disponibili e sul presupposto che il tipo d’impiego proposto non ponga problemi di sicurezza per la salute dei consumatori. Un criterio che nel caso specifico del sorbato di calcio, proprio perché non più soddisfatto, non può giustificare la sua presenza nell’industria alimentare comunitaria.

Tutti tranquilli quindi? Non proprio. Va ricordato infatti che nel 2015 quando si ebbe la rivalutazione di sicurezza da parte dell’EFSA nei confronti delle tre sostanze E200-E202-E203 erano emersi ulteriori dubbi e raccomandazioni, rispetto a quelli definiti sino ad ora.

In base agli studi scientifici effettuati all’epoca, infatti, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare raccomandava nei confronti di tutti e tre gli additivi (E200-E202-E203) il controllo e successiva osservazione dei livelli di impurità da parte di alcuni metalli pesanti quali il piombo, il mercurio e l’ arsenico in esse potenzialmente presenti, affinché tali additivi non presentassero una significativa via di esposizione, nei confronti della popolazione attraverso l’assunzione del cibo, proprio dei su detti metalli. Come del resto, sempre nello stesso parere si stabiliva la necessità di procedere (con ulteriori studi) alla verifica della formazione di eventuali prodotti di reazione durante il processo di produzione e stoccaggio del cibo contenente tali additivi, specialmente nel caso in cui le tre sostanze: acido sorbico, potassio sorbato e calcio sorbato, venivano usati in concomitanza all’acido ascorbico e in presenza di sali di ferro o nitrati.

Ci si potrebbe chiedere se l’aver eliminato il solo additivo E203 stia davvero contenendo i rischi per la salute umana, considerato che, come riportato nel parere scientifico del 2015, il consumo di questi conservanti (E200-E202-E203), basandosi sul massimo livello di esposizione teorico e sulle abitudini alimentari di certi gruppi di persone, superava la T-ADI (temporary acceptable daily intake – assunzione giornaliera temporanea accettabile) per un livello pari a 3 mg/kg di peso corporeo al giorno.  Superamento riconducibile, per tutti i gruppi della popolazione europea (adulti, adolescenti e bambini), al consumo di alimenti quali pane, panini, prodotti da forno raffinati e bevande aromatizzate.

Nell’attesa di nuove e future valutazioni sarebbe bene ricordare che assumere una alimentazione varia utilizzando prodotti freschi e salutari (come quelli indicati ad esempio nella nostra dieta mediterranea) potrebbe forse risultare una strategia vincente per il buon mantenimento della nostra salute!


Per chi fosse interessato all’argomento si consiglia di leggere molto attentamente il Regolamento di riferimento e il parere dell’EFSA citato nell’articolo.

© Produzione riservata

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Dr.ssa Sabina Rubini
Biologa ed Esperta in Sicurezza degli Alimenti
Consulente Aziendale
Co-founder ISQAlimenti.it