Per tenere sotto controllo le calorie o il portafogli: qualunque sia il motivo che spinge a preparare in casa lo spuntino da consumare al lavoro l’importante è fare le combinazioni più adatte . E non trascorrere tutta la pausa alla scrivania
La «schiscetta»
A Milano si chiamava «schiscetta» la scatola di latta dove si metteva il pranzo da consumare sul posto di lavoro prima che arrivassero le mense aziendali (e i bar sotto l’ufficio). Da qualche anno, complice la crisi economica e la voglia di «cibo di casa» sono tornati in auge i «lunch box»: contenitori pratici, super tecno (esistono anche le versioni refrigerate o che si scaldano collegandosi al pc) o di design sono una soluzione per chi vuole gestire in autonomia la pausa pranzo. Ma sono anche una scelta giusta dal punto di vista nutrizionale? Ne parliamo con Stefano Erzegovesi, medico nutrizionista e psichiatra e responsabile del Centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano: «Se la composizione è fatta con criterio può essere una valida alternativa al tramezzino super farcito mangiato di corsa al bar o al vassoio troppo ricco della mensa. Anzi può persino risolvere il problema della sonnolenza post prandiale».
Cosa mettere nel lunch box
«L’ideale è un piatto unico composto da cereali integrali in chicco (riso, farro) o legumi (lenticchie, fagioli, ceci…) e verdure. Anche la pasta integrale va bene, il trucco perché si mantenga meglio è cuocerla un paio di minuti meno del solito. Al piatto unico si può aggiungere un frutto intero, meglio evitare la macedonia perché la frutta a pezzi si ossida in fretta e si perdono vitamine», spiega Stefano Erzegovesi, medico nutrizionista e psichiatra e responsabile del Centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Come regolarsi con carne, pesce e surgelati
Inserire carne, pesce e uova nel menu da ufficio è possibile, ma dipende dalle possibilità di conservazione. «Se in ufficio non c’è un frigorifero e il cibo resta troppe ore a temperatura ambiente meglio evitare carne e pesce, anche se cotti. Può andare bene una classica frittata con verdure o una piccola porzione di formaggio stagionato. In generale, alle proteine animali mancano le fibre e questo le rende più vulnerabili come struttura, quindi più attaccabili da eventuali batteri patogeni», ricorda Erzegovesi. E per quanto riguarda i surgelati? «Anche in questo caso dipende dagli strumenti che abbiamo a disposizione, se c’è un frigorifero in cui conservarli e un microonde o un forno in cui riscaldarli al momento sì, altrimenti meglio evitare e scegliere qualcosa che si possa mangiare bene a temperatura ambiente».
Prepararlo in anticipo
Certo l’idea di anticipare la sveglia per preparare la «schiscetta» non è allettante, ma ci si può organizzare giocando d’anticipo, come suggerisce lo specialista: «Non è vero che sia necessario alzarsi prima del solito per cucinare: i piatti unici con verdure, legumi e cereali, per esempio, si possono benissimo cuocere anche il giorno prima, e quando si prepara la cena si può prevedere la porzione in più per il giorno dopo al lavoro».
Come comportarsi si ci sono patologie
Ma la scelta di portare da casa il pranzo può essere adatta anche a persone diabetiche o ipertese? «È una soluzione che si adatta benissimo a chi deve tenere sotto controllo quello che mangia, dal momento che lo prepara in prima persona. In questo modo diventa più facile, per esempio ridurre il contenuto di sale e controllare anche l’indice glicemico», dice l’esperto.
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