Banana, Potassio e Radioattività

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di Luciano O. Atzori

Quando si parla di alimenti che vengono consumati usualmente sin da quando si è piccoli si pensa di saperne parecchio. A questa logica non sfuggono neanche le Banane. Tutti le conosciamo, piacciono parecchio, sono considerate degli ottimi “integratori” di potassio (K) e qualcuno gli attribuisce anche delle proprietà quasi farmacologiche.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza cercando di conoscere meglio questo frutto tropicale che da sempre colora le nostre tavole.

La pianta delle banane appartiene alla famiglia delle Musaceae e cresce nei climi caldi. Questa pianta sviluppa dei frutti (le banane) disposti in grappoli. Esistono diverse cultivar edibili derivanti dalle specie Musa acuminata e Musa balbisiana.

Generalmente le banane hanno un peso che varia tra i 90-200 grammi e perlopiù sono consumate fresche e crude anche se in alcune aree geografiche vengono cotte oppure mangiate essiccate.

Grazie alle loro proprietà nutrizionali, al sapore particolare, al facile accesso ovunque e al basso prezzo, le banane sono uno dei frutti più consumati.

Quelle mature hanno particolari proprietà nutrizionali, infatti, oltre a possedere un’elevata quantità di acqua (più del 70%), sono ricche di carboidrati (circa il 20%) utili per fornire energia, di fibre molto importanti per la buona funzionalità dell’intestino, di differenti vitamine (provitamina A, B1, B2, PP e C) e di minerali (potassio, fosforo, calcio, ferro e rame). Tutte sostanze utili per il buon funzionamento del nostro corpo.

Alle banane alcuni attribuiscono diverse proprietà benefiche quali la riduzione dell’acidità dei succhi gastrici, alleviando i sintomi da gastrite e dell’ulcera gastrica, il ripristino dei sali persi (soprattutto negli sportivi), proprietà antianemica grazie al ferro contenuto, ecc.

Questo frutto, in alcuni soggetti, potrebbe causare fenomeni allergici a causa della presenza di alcune proteine quali la Ba1, la Ba2 e la Mus XP 1.

Sicuramente la proprietà più conosciuta delle banane consiste nella sua capacità di contrastare i crampi derivanti da una riduzione di potassio che tipicamente si verifica durante e/o dopo gli esercizi fisici intensi e prolungati caratterizzati da forte sudorazione.

Quando si hanno i crampi quasi tutti pensano, specialmente nel periodo estivo, di avere una carenza di potassio (K) e decidono di integrare questo minerale con il consumo di banane oppure facendo ausilio a degli integratori alimentari.

Prima di tutto va precisato che i crampi muscolari (cioè le contrazioni involontarie, improvvise, transitorie e dolorose dei muscoli) possono avere diverse origini come l’ateroscherosi periferica (cioè il restringimento dei vasi arteriosi che portano il sangue negli arti inferiori), la malattia di Charcot, l’assunzione di alcuni farmaci, il mantenimento di una postura per troppo tempo, ecc. Insomma non sempre i crampi muscolari sono dovuti a disidratazione e a carenza di K a seguito di attività che incrementano la sudorazione (come alcuni lavori e l’esercizio fisico).

Fatta questa precisazione va sfatato il mito della banana come “sovrana” dell’integrazione di potassio, infatti, 100 grammi di prodotto edibile di questo frutto contiene circa 350 mg di potassio. Sicuramente è tanto, ma in natura esistono altri alimenti che ne contengono molto di più. Rimanendo nell’ambito della frutta c’è il kiwi che ne contiene 400mg e l’avocado 450mg, ma se ci spostiamo verso altre tipologie di alimenti, troviamo i finocchi con circa 390mg, gli spinaci crudi con 530mg, le arachidi tostate con 680mg, le mandorle 780mg e se si passa ai legumi (fagioli, piselli, lenticchie, ceci, ecc.) si arriva anche a 800-900mg per non parlare di alcuni cereali (farina di soia, crusca di frumento, ecc.) che superano nettamente i 1000mg.

Ma allora, come mai nell’immaginario di molte persone le banane sono l’alimento top per reintegrare le perdite di potassio? Secondo alcuni tale nomea nasce nel 1989 durante una storica partita di tennis tra Ivan Lend (all’epoca molto favorito) e Michael Chang il quale, per contrastare la fatica e i crampi, mangiò alcune banane e, contro ogni prognostico, riuscì a vincere la sfida.

Secondo altri invece è merito del famoso tennista svedese Bjorn Borg che negli anni ’70-’80 vinse parecchie competizioni sportive. Questo tennista era spesso ripreso o fotografato, durante le pause delle competizioni, a mangiare una o addirittura due banane e siccome vinceva quasi tutte le partite senza più di tanto affaticarsi, in molti attribuirono tali performance alle banane oltre che alle abilità tecniche di Borg.
Qualunque sia l’origine del mito delle banane per contrastare la fatica in ogni caso lo si deve al tennis!

Ovviamente i crampi muscolari dovuti a disidratazione non sono solo la causa di una perdita di K, ma anche il calo sinergico di altri minerali come il calcio, il magnesio e il sodio che vanno tutti reintegrati nelle giuste proporzioni.

A seguito di alcune notizie che ciclicamente circolano nel web talune persone credono che le banane possano curare l’emicrania, la scarsa concentrazione, che possano contrastare la crescita di alcune cellule tumorali ed altro ancora. Basta fare un giro sul web per trovare le tante dicerie che girano in merito alle fantomatiche proprietà delle banane.

Insomma, le banane oltre ad essere gustose, pratiche e poco costose fanno bene alla salute senza però possedere chissà quali proprietà miracolose.

Essendo un frutto tropicale per arrivare ai mercati europei deve trascorrere parecchio tempo in viaggio (anche 4-5 settimane). I caschi di banane vengono raccolti quando le banane sono immature (quindi completamente verdi), durante il viaggio vengono mantenute ad una temperatura di circa 13-14°C per evitarne la maturazione e una volta giunte a destinazione vengono portate a maturazione attraverso lo stoccaggio temporaneo in ambienti con umidità e temperatura controllata che influenzano l’esposizione dei frutti con il gas Etilene.

A seguito di questa metodica le banane riescono a maturare in quanto sono un frutto climaterico (come le mele, i kiwi, ecc.) cioè in grado di continuare la maturazione anche quando vengono staccate dalla pianta.

La maturazione post raccolta dei frutti climaterici avviene per un processo naturale dovuto alla produzione da parte di questi di un ormone di origine vegetale (l’etilene) determinando la trasformazione dell’amido in zuccheri semplici i quali conferiscono il gusto caratteristico oltre a variare la consistenza e della clorofilla (che conferisce il tipico colore verde delle banane immature) in altre sostanze.

Ultimamente il mercato sta incrementando l’offerta di banane con differenti cultivar (banane rosse, Awak, Benedetta detta anche “mani che pregano, banana-fico, ecc.) e anche con quelle biologiche (organic), equosolidali, sostenibili e con imballaggi a basso impatto ambientale (es. compostabili).

La classica banana che generalmente acquistiamo è la cosiddetta Cavendish, ma una volta acquistate quale dovrebbe essere la corretta conservazione per evitarne una precoce maturazione? Generalmente è bene non conservarle in frigorifero in quanto tale stoccaggio può incrementare l’ammorbidimento e l’annerimento delle banane specialmente se già private della buccia.

Usualmente molte persone per rallentare la maturazione avvolgono bene il picciolo delle banane con della pellicola da cucina in modo tale da fare sì che l’etilene prodotto dal frutto non possa uscire e quindi accelerare la maturazione.

In certe preparazioni culinarie (guarnizioni di torte e/o crostate, macedonie, ecc,) si ha la necessità di evitare che le banane sbucciate e affettate anneriscano rovinando l’estetica della preparazione. Alcune persone per eludere tale situazione spruzzano del succo di limone sulle rondelle di banana in modo tale che la vitamina C, contenuta nell’agrume, riesca a rallentare l’ossidazione. Questo espediente generalmente funziona, però, l’acido citrico contenuto nel succo di limone può alterare il sapore dolce della banana.

Alcuni pasticceri esperti consigliano di immergere completamente le banane non sbucciate in acqua bollente sino a quando la buccia diventa scura. A questo punto vanno rapidamente tolte dall’acqua calda e immerse in acqua fredda possibilmente corrente. In questo modo si blocca la cottura della polpa che tenderà ad ossidarsi molto più lentamente.

Altro aspetto, o meglio curiosità, che la gente poco conosce sulle banane è quanto verte sulla radioattività. Alcuni credono alle numerose bufale curative attribuite a questo frutto senza capire che sono delle fake news però poi hanno difficoltà a credere a degli aspetti scientificamente dimostrati che apparentemente potrebbero sembrare infondati come la radioattività delle banane.

Questo frutto, come del resto moltissimi oggetti e noi stessi, sono una fonte di radiazioni (ovviamente in piccolissime dosi) dovute al contenuto di potassio (K). A tale proposito si ricorda che 100 grammi di prodotto edibile della banana (quindi della polpa) contiene circa 350mg di K. Una parte di questo elemento esiste sotto forma di un suo isotopo radioattivo (il potassio 40: 40K).

Scienziati hanno calcolato che 150 grammi di banana emettono 0,1 µSv (micro Sievert) cioè un decimilionesimo di Sievert.
Questa quantità radioattiva è stata definita come BED (Banana Equivalent Dose) per definire una nuova unità di misura usata in contesti informali per spiegare quante radiazioni vengono assorbite nella vita quotidiana.
È stato calcolato che ognuno di noi in condizioni “normali” assorbe in un’ora circa 0,35 µSv (micro Sievert) cioè la quantità che si otterrebbe mangiando tre banane e mezzo.

Con ciò non si vuole creare inutile allarmismo e timore verso le banane che andrebbero consumate costantemente nell’ambito di un’alimentazione sana, equilibrata e varia, ma semplicemente incrementare il sapere su questo splendido frutto.

Al fine di screditare eventuali timori va detto che la radiazione dipendente dal consumo di banane (o da altri cibi contenenti molto K) non è cumulativa in quanto il potassio non si immagazzina nel corpo poiché la sua quantità, in condizioni di salute, è mantenuta costante attraverso i processi di omeostasi. Anche noi esseri viventi, in quanto ricchi di sostanza organica e quindi di carbonio – C , abbiamo, infondo, un isotopo radioattivo dell’atomo di carbonio definito carbonio 14 (14C).

Quindi, le banane e tanto meno gli altri alimenti ricchi di K sono un problema radioattivo per la salute. Al limite una reale preoccupazione potrebbe esseree il Radon (gas radioattivo), emesso dal suolo e da alcuni materiali utilizzati in edilizia !

© Produzione riservata

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Dr. Luciano O. Atzori
Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute
Divulgatore Scientifico – Consulente agroalimentare
Co-founder  ISQAlimenti.it